Venerdì 21 Giugno – Sede – ore 21.00
ROSSANA OTTOFARO – “MARTIN PARR”
E’ nostra ospite in questa serata Rossana Ottofaro che ci presenterà le immagini e la carriera di Marti Parr, importante autore contemporaneo di fotografia di strada.
Rossana Ottofaro. Laureata in architettura presso lo IUAV di Venezia nel 2005. Presso l’università di architettura a Venezia IUAV segue il corso di Storia della Fotografia con Italo Zannier, ottenendo, all’esame, il risultato di 30 e lode.
Nel 2012 fonda, insieme a due colleghe, il gruppo Azioni Urbane, un gruppo di architetti che studiano la valorizzazione del tessuto urbano e promuovono diversi eventi culturali. Si interessa di fotografia dell’architettura e del paesaggio urbano, partecipa a workshop fotografici. Lavora dal 2010 al 2012 come fotografa presso la rivista mensile del Comune di Vicenza: Citylihgts. Nel 2012 ricostruisce in grafica 3D la scenografia rinascimentale dell’opera dell’artista Paolo Veronese: “Convito di San Gregorio Magno”, per la realizzazione di una videoinstallazione proiettata a ciclo continuo presso il museo “Leonardo Science Technology Art Museo “ di Salt Lake City in collaborazione con il videoartista Roberto Dal Bosco. Dal 2007 è regolarmente iscritta all’Albo degli Architetti di Vicenza ed esercita la professione in campo di progettazione architettonica civile, urbanistica, restauro e risanamento conservativo e arredo di interni. Dal 2011 tiene regolarmente lezioni di Storia della Fotografia presso il Circolo Fotografico Vicentino di cui è socia. Nel 2012 realizza uno spot in time-lapse per celebrare la riapertura della Basilica di Vicenza dopo il restauro durato anni. Nel 2013 realizza alcune foto che verranno utilizzate per la mostra. “Vicenza, pensieri e sogni. Una città in cartolina” presso la Basilica Palladiana di Vicenza. Tra il 2016 e il 2019 ha pubblicato diversi articoli di fotografia sul blog di arte e fotografia i-Mag e sulla rivista VicenzaVogue Photography. Dal 2019 sino ad oggi continua la sua attività come architetto e organizza lezioni di sui grandi fotografi presso i Circoli Fotografici, sia in presenza che in modalità e-learning .
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Matin Parr nasce e cresce ad Epsom, un quartiere medio borghese di Londra, famoso per la sua eccellente vivibilità. Proprio questo contesto borghese sarà al centro delle critiche artistiche del fotografo. Si avvicina alla fotografia fin da giovane grazie al nonno, fotografo amatoriale ma che incoraggia fortemente il nipote a percorrere quella strada e sviluppare il suo talento. Martin di fatti studia fotografia presso il politecnico di Manchester e tra il ’70 e il ’73, partecipa a numerosi concorsi fotografici.Dal ’74 invece inizia al insegnare, non abbandonando mai la sua passione ma anzi realizzando diverse opere tra cui Bad Weather (1984), The Last Resort (1986), The Cost of Living (1989), Common Sense (1999), che avranno un discreto successo. Inizia la sua carriera come fotografo di strada e tra le sue più grandi ispirazioni vi sono il bianco e nero di Henrì Cartier-Bresson e Bill Brandt, ciò nonostante fin dai primi anni ’80 il fotografo inglese si allontana dai classici elaborando un suo stile.Negli anni ’90, dopo diverse pubblicazioni viene presentato da Cartier-Bresson alla prestigiosa agenzia di fotografia Magnum, alla quale viene ammesso anche se con non poche controversie. Molto attento alle questioni politiche, quando l’Inghilterra decide di intraprendere un atteggiamento di chiusura nei confronti del mondo, Parr inizierà a viaggiare passando dall’Occidente fino al Giappone.
Dal 2004 al 2012 è stato professore presso l’Università del Galles. Di lui Henri Cartier-Bresson diceva che veniva da un altro pianeta, proprio a sottolineare lo stile eclettico e riconoscibilissimo del fotografo inglese, unico nel suo genere. Una delle cifre stilistiche dell’autore è il rimando al caos: le sue foto sembrano a prima vista fatte a caso, sciape, con il flash sparato in faccia ai soggetti, anche in pieno giorno. Ha lavorato con ambiti innovativi all’epoca, come ad esempio il cibo che diventa un mezzo per reinterpretare la società (in particolar modo il cosiddetto Junk food). I temi trattati sono molto specifici e particolari, in un’intervista: «Il mondo è pieno di fotografie di cose come i circhi, gli ospedali psichiatrici e il carnevale, che la gente fotografa perché questi soggetti permettono di realizzare buone immagini. Non è che la gente si interessi ai circhi o agli ospedali psichiatrici più che ad altro; è solo che questi sono classici soggetti fotografici. Come le zone di guerra, con la loro alta drammaticità. Il linguaggio e gli argomenti della fotografia sono molto limitati. Ancora adesso, c’è gente che si aspetta di poter entrare a Magnum mostrando foto di prostitute o drogati. Ma si tratta di soggetti che vedi continuamente mentre ce ne sono molti altri a cui nessuno si interessa mai.»
Nei suoi scatti Parr mescola spesso realtà e artificio, grazie a effetti come flash, giochi di luce e tecniche particolari. Allo stesso modo gioca spesso con i codici della pubblicità, sconvolgendoli e ribaltandoli nei suoi scatti. Martin Parr è famoso per aver infranto tutte le regole della fotografia moderna, pur producendo scatti molto comunicativi e che funzionano alla perfezione, inserendosi nello spettro dei più grandi sperimentatori e innovatori della fotografia.[6] Anche quando il fotografo vuole trattare temi crudi e di grande importanza sociale le sue fotografie sono sempre dai toni allegri e colorati, con uno spiccato utilizzo dell’ironia:
«Ho la sensazione che a raccontare storie tristi e deprimenti nessuno ti darebbe retta. Ecco perché le mie fotografie sono allegre e colorate e, spero, accessibili, perché voglio fare partecipare lo spettatore, non voglio annoiarlo…»
Sempre presente nei suoi scatti è una critica aspra alla società ed al suo perbenismo. Tra i tratti salienti del suo stile fotografico troviamo: la composizione inusuale della foto ottenuta grazie ad accostamenti bizzarri, a rappresentare il ridicolo ed il paradosso del quotidiano. Una saturazione estrema dei colori, inquadrature vicinissime al soggetto tese a catturare ogni singolo dettaglio, l’utilizzo del flash anche in pieno sole per esasperare i colori e renderli accesi ai confini dell’inverosimile. Tra i temi toccati: l’Inghilterra sotto il pugno duro della Tatcher, il consumismo e l’inizio del turismo di massa, i mali sociali e le patologie del quotidiano di una classe media sempre più assuefatta alla pubblicità e al consumo, il kitsch e la nevrosi moderna. Più volte è stato definito un fotografo promiscuo, affascinato dal vizio e dalla ricerca di un eccesso.