Esattamente 100 anni fa avevano inizio gli eventi bellici che interessarono con estrema violenza il territorio del Monte Grappa. La disfatta di Caporetto e la precipitosa ritirata dell’esercito italiano trasformarono l’intero massiccio montuoso, fino ad allora non coinvolto nelle battaglie, in uno dei fulcri della difesa all’invasione della pianura veneta da parte dell’esercito austroungarico.
Le ingenti opere militari realizzate e la distruzione creata dalle battaglie hanno trasformato il territorio; gli avvenimenti, le imprese, la desolazione di chi ha vissuto e sofferto questa grande tragedia, hanno cambiato la percezione di quella che fino ad allora era considerata invece l’ “Alpe Madre”.
L’Associazione Culturale Ezzelino Fotoclub, attraverso la fotografia, ha voluto raccontare questa storia e la realtà di un luogo che da quel momento non è più stato lo stesso, sia fisicamente che nella percezione collettiva, e che da questo evento ha visto trasformata tutta la sua evoluzione successiva.
La mostra si compone delle ricerche di 13 soci e di un lavoro collettivo, nei quali sono stati sviluppati temi ed argomenti in modo personale, raccontando il territorio con ricerche prettamente geografiche o sfruttandolo con finalità concettuali, o, in alternativa, tentando di descrivere gli stati d’animo e le situazioni di chi lì ha sofferto.
Inaugurazione 30 settembre ore 18,00 presso Fornace Panizzon Romano d’Ezzelino
Più specificatamente i lavori presenti sono i seguenti:
MICHELE GIACOBBO
“I cardi (del Monte Asolone)”
Sul Massiccio del Grappa segnato dallo schianto delle granate, indelebili cicatrici inferte dal primo conflitto mondiale, il tempo ha eretto steli di cardi spinosi come simulacri perenni a testimoniare il sacrificio di oltre 5000 soldati caduti in battaglia.
MAURIZIO BALDAN
“Ultimo fronte”
Nell’autunno del 1917 la disfatta di Caporetto, l’esercito italiano sconfitto si deve ritirare , dal Friuli e Cadore i superstiti si ritirano sul nuovo fronte del Piave, il Monte Grappa , che fino a quel momento non era stato interessato dai combattimenti, diventa un punto cruciale e nuovo fronte su cui fermare l’esercito Austroungarico ormai convinto della vittoria.
l’esercito viene riorganizzato e i soldati dalla pedemontana salgono sul Monte Grappa e con eroismo e coraggio affrontano il nemico impedendogli di scendere in pianura, nelle loro case e dalle loro famiglie.
Con grandi sacrifici umani nelle battaglie di arresto, novembre e dicembre ‘17 e del solstizio , giugno ‘18, i soldati italiani dimostrano i valori ritrovati e nell’ultima battaglia del novembre 18 pongono fine ad una guerra costata migliaia di vite .
GIORGIO BERTONCELLO
“S.T.“
Quando penso alla guerra, a qualsiasi guerra, una delle immagini che istintivamente mi appare alla mente è quella di un essere umano che ferito a morte cade a terra.
Questa immagine ho cercato di ricrearla in fotografia provando e riprovando fino a quando non ho raggiunto il risultato che cercavo e cioè sovrapponendo due fotogrammi (file): uno, di un particolare del monumento ai caduti italiani delle due guerre e della resistenza che si trova in piazza Aldo Moro a Cassola dello scultore bassanese Danilo Andreose, l’altro invece, di un prato con del fieno che è stato schiacciato da un colpo di vento.
Nella somma delle due immagini il corpo che sta cadendo per me rappresenta l’attualità delle guerre e la fusione con i fili d’erba rappresenta il tempo e cioè le guerre passate.
PAOLO FERRONATO
“La salita – La discesa”
Da Valle Santa Felicita fino a cima Grappa. Sali e attraversa questa via dove tutto sembra vano. Scendi più giù del vuoto che sembra abissale.
MIRCO GELAIN
“Cicatrici”
Almeno una volta tutti abbiamo fatto un giro “in Grappa”. Per andare a fare un pic-nic all’ombra di un albero, per fare una passeggiata lungo uno dei tanti sentieri che percorrono il massiccio oppure solo per prendere un po’ di fresco quando in pianura non si riesce più a respirare.
Non tutti però si accorgono di come, ad un secolo di distanza, permangano ancora i segni lasciati dalla Grande Guerra sul “monte sacro degli italiani” (come lo chiamava il generale Konrad Krafft von Dellmensingen).
MARCO SIMONETTO
“Erano ragazzi”
Reinterpretazione fotografica del monumento di Bassano del Grappa in onore ai “Ragazzi del ’99 “
SERGIO CARLESSO
“Reperti”
Il Sacrario del Monte Grappa sovrasta per la sua posizione la pianura veneta ed è il simbolo “monumentale” degli avvenimenti legati alla “Grande Guerra” sul famoso massiccio montano. Nel resto del territorio i segni rimasti di questo tragico avvenimento sono stati in buona parte riassorbiti dal paesaggio naturale, anche se la memoria si rende comunque evidente ad un occhio attento e soprattutto ad un animo sensibile.
Ma c’è un periodo dell’anno (e non tutti gli anni) in cui anche la rappresentazione aulica e la celebrazione vengono sopraffatte dalla natura: la memoria diventa scoperta, il ricordo non esibito, ma ancora più personale.
MONICA DE MAS
“Testimoni del tempo”
Le piete sono tra gli ultimi testimoni rimasti dei tragici eventi della Grande Guerra in Grappa. Le immagini impresse sul biancone del Monte Grappa rappresentano la fusione degli eventi del passato con il paesaggio attuale, come a dare voce alla memoria delle Pietre.
DIEGO SELMIN
“Dei Sepolcri”
Al termine della Grande Guerra sorsero sul Monte Grappa alcuni cimiteri militari allo scopo di dare una degna sepoltura alle povere spoglie dei caduti di entrambi gli eserciti. Questi luoghi per diversi anni divennero meta di pellegrinaggio di parenti e conoscenti che si recavano sul Grappa per portare un fiore e pregare sulla tomba del proprio caro. A partire dal 1935 con la costruzione del Sacrario Militare di Cima Grappa e la traslazione delle salme al suo interno, questi cimiteri persero la loro funzione di conservazione della memoria e di “corrispondenza d’amorosi sensi” tra i vivi e i loro defunti. L’inevitabile scorrere del tempo li ha fatti ritornare parte integrante del paesaggio.
PIERO MARTINI
“Se muoio, muoio coi vostri nomi amatissimi sulle labbra”
Le ultime parole di una lettera scritta da un soldato a sua madre prima dell’ attacco.
CHIARA DIDONE’
“Seguimi”
Frastornata e impaurita percorrevo quella mulattiera che tanto sudore ha visto scorrere, il mio pensiero vagava senza meta. All’improvviso mi sento osservata…lo vedo… convincente e rassicurante sembra dirmi: “Seguimi! Ti porto sui sentieri delle mie fatiche, delle mie paure, vedrai i segni delle mie speranze, delle mie illusioni, il luogo del mio tormento che da quel giorno non ho più lasciato.”
MATTIA FARRONATO
“I grandi sopravvissuti”
“Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi ti insegneranno le cose che nessun maestro ti dirà”.
(San Bernardo da Chiaravalle).
NAZZARENO BERTON
“Ai valorosi eroi del Monte Grappa”
Ricerca, dedicata alle Medaglie d’Oro del Monte Grappa, sui luoghi dove quei meravigliosi ragazzi, che partirono da tutte le contrade del nostro Paese e che parlavano solo il dialetto del rione da dove provenivano, accettarono di farsi ammazzare per l’indipendenza della Patria e per un futuro migliore da donare alle generazioni successive.